Università di Teramo. Sala delle lauree di Giurisprudenza. 20 marzo scorso. Sara Mourchid, una ragazza marocchina cittadina italiana fin dalla nascita, sta discutendo la sua tesi sulla Primavera Araba e sui diritti umani nei Paesi del Nord-Africa. Attorno a lei almeno una quarantina tra amici e familiari, gli stessi che dal 1969 da Casablanca, in Marocco, sono approdati in Italia, lavorando regolarmente e crescendo qui, da cittadini italiani, i propri figli. Un prof in commissione manifesta subito disappunto e inizia ad incalzare la laureanda circa la reale applicabilità del diritto di culto sancito dalla Costituzione tunisina, fresca di riforma. La domanda spiazza tutti: “Allora, signorina, vuole dirci che possiamo costruire una Basilica di San Pietro a Tunisi?”
Il prof, ricercatore presso la sede distaccata di Avezzano, è sempre più contrariato. A nulla valgono i tentativi del presidente e degli altri membri della commissione di laurea, a fermarlo e riportare il clima alla meritata serenità. In fondo per Sara è uno dei giorni più importanti della sua vita: si sta laureando. Ma quel prof abbandona la commissione, esce fuori infuriato…