Anna Freud nacque a Vienna il 3 dicembre 1895 e morì a Maresfield Gardens, nei dintorni di Londra, il 9 ottobre 1982.
La sua attività in campo psicologico è strettamente collegata al suo interesse per l’insegnamento e per l’educazione dei bambini dalla scuola materna fino all’adolescenza. Inizia la sua formazione presso la Società psicoanalitica di Vienna nel 1918 e ne diventa membro effettivo nel 1922, dopo aver svolto con il padre la sua analisi personale, presentando una conferenza sul tema Fantasie di percosse e sogni ad occhi aperti2. Nel 1937, con l’amica e collega americana Dorothy Burlingham, fonda a Vienna una scuola materna ed elementare per bambini socialmente svantaggiati, dove i principi psicoanalitici erano applicati alla pedagogia con l’obiettivo di prevenire disturbi psicologici; a questa impresa collaborarono, giovanissimi, anche Peter Blos ed Erik Erikson, che riceveranno un forte imprinting dall’esperienza viennese. Nel 1938 l’Anschluss dell’Austria ad opera delle truppe naziste indusse la famiglia Freud ad accettare l’offerta di ospitalità promossa da Ernest Jones e dalla Società psicoanalitica britannica; Anna Freud si trasferì così a Londra, dove nel 1941 istituì, sempre con la Burlingham, le Hampstead War Nurseries, una residenza per bambini e adolescenti vittime di guerra, che diresse fino al 1945.
Già dagli anni ’20 Anna Freud aveva preso ad occuparsi della possibilità di applicazione del trattamento psicoanalitico ai bambini e aveva introdotto l’osservazione diretta del bambino. Anche Melanie Klein si stava specializzando nello stesso settore e le due autrici furono protagoniste di un lungo e acceso dibattito sulle modalità specifiche da adottare nell’analisi infantile.
Melanie Klein era in disaccordo con Anna Freud su molti fronti. Avendo anticipato il periodo del complesso edipico, riteneva possibile lavorare sul transfèrt anche di bambini molto piccoli. Riteneva perciò inutile un periodo di preparazione all’analisi. Utilizzava come tecnica fondamentale il
gioco spontaneo e a questo scopo teneva diversi giocattoli nella stanza di consultazione. Riteneva che il gioco fosse uno strumento analogo alle libere associazioni e comunicava continuamente al bambino le sue interpretazioni.
Anna Freud descrisse in termini psicoanalitici le fasi evolutive di un processo che inizia con la totale dipendenza del neonato dalle cure materne fino all’indipendenza del giovane adulto. Nell’opera L’lo e i meccanismi di d!fesa (1 936), riprese e completò le teorie del padre su questo argomento.